Benvenuti alla prima puntata di Saudade do Brasil, un programma durante il quale ci riproponiamo di affrontare insieme a voi un viaggio entusiasmante nel mondo della musica brasiliana prendendo come spunto brani che a nostro giudizio, per fama o semplicemente per particolare bellezza, ne hanno segnato i passi fondamentali.
Le note che stiamo ascoltando si riferiscono alla canzone “Desafinado”, tradotto letteralmente, “Stonato”.
Siamo alla fine degli anni Cinquanta, a Ipanema, Rio de Janeiro, nella casa del compositore e pianista brasiliano Newton Mendonça, in compagnia sua e del suo amico Antonio Carlos Jobim, detto Tom, uno dei più famosi compositori, musicisti e cantanti del Brasile.
I due, non ancora diventati famosi, all’epoca si guadagnano da vivere suonando nei locali notturni di Rio de Janeiro.
In verità Tom lo fa più che altro per arrotondare: dal 1952 lavora già in una casa discografica ed è addetto alla trascrizione su pentagramma della musica composta dagli artisti dell’etichetta. E già pare essersi fatto una fama particolare: sua peculiarità è infatti quella di riarrangiare e corredare i brani di accordi molto complessi, stravolgendo di fatto i pezzi.
La collaborazione di Tom e di Newton diede in quegli anni vita ad alcune delle composizioni più famose in assoluto della musica brasiliana.
Il brano “Desafinado” pare proprio essere stato ideato in riferimento ai quei cantanti “stonati” che i due musicisti erano costretti ad accompagnare tutte le sere nei fumosi locali di Rio. Avrebbero scritto un brano che sembrasse una difesa degli “stonati”, ma talmente complesso e ricco di accordi dissonanti che, cantato da uno di loro, lo avrebbe messo in serie difficoltà.
Se andiamo a tradurre il testo del brano ci accorgiamo come la voce narrante sia proprio quella dell’interprete, amareggiato dal fatto che la sua amata lo accusi di essere “stonato”.
Se você disser que eu desafino, amor | Se mi dici che stono, amore |
Saiba que isto em mim provoca imensa dor | Sappi che questo mi provoca un immenso dolore |
Só privilegiados têm o ouvido igual ao seu | Solo i privilegiati hanno un orecchio pari al tuo |
Eu possuo apenas o que Deus me deu | Io ho solo ciò che Dio mi ha donato |
Se você insiste em classificar | Se insisti nel classificare |
Meu comportamento de anti-musical | Il mio comportamento come anti-musicale |
Eu mesmo mentindo devo argumentar | Io, a costo di mentire, devo rispondere |
Que isto é Bossa Nova, isto é muito natural | Che questa è Bossa Nova, questo è molto naturale |
O que você não sabe nem sequer pressente | Ciò che tu non sai e nemmeno hai presente |
É que os desafinados também têm um coração | E’ che anche gli stonati hanno un cuore |
Fotografei você na minha Rolleiflex | Ti ho fotografato con la mia Rolleiflex |
Revelou-se a sua enorme ingratidão | Si è rivelata la tua enorme ingratitudine |
Só não poderá falar assim do meu amor | Solo, non potrai parlare così del mio amore |
Este é o maior que você pode encontrar | Questo è il più grande che tu possa incontrare |
Você com a sua música esqueceu o principal | Tu con la tua musica hai dimenticato la cosa principale |
Que no peito dos desafinados | Che nel petto degli stonati |
No fundo do peito bate calado | Nel fondo del petto batte silenzioso |
Que no peito dos desafinados também bate um coração | Che nel petto degli stonati batte anche un cuore |
Il testo sembra piuttosto ironico e disimpegnato. Il finale è un commovente appello: anche gli stonati hanno un cuore che, pur se silenziosamente pulsante, può essere ferito.
Sicuramente degno di interesse è il riferimento alla Rolleiflex, una macchina fotografica molto rinomata a quell’epoca. Nel brano, il cantante afferma che nonostante avesse fotografato l’amata con la sua nuova Rolleiflex, lei gli manifesta la sua ingratitudine. In poche parole, la donna sembra non essere in grado di giudicare criticamente tanto la qualità della macchina fotografica quanto quella della vocalità del cantante.
E questo aspetto viene sottolineato anche dall’intro della canzone, una parte poco nota in quanto molto spesso non incisa.
Quando eu vou cantar, você não deixa | Quando sto per cantare, tu non la smetti |
E sempre vêm a mesma queixa | E sempre mi riproponi la stessa lamentela |
Diz que eu desafino, que eu não sei cantar | Dici che stono, che non so cantare |
Você é tão bonita | Sei molto bella |
Mas tanta beleza também pode se acabar | Ma così tanta bellezza un giorno può finire |
Sembra anche che questa parte di testo, per quanto non riconosciutagli, sia stata scritta da un altro paroliere, Ronaldo Boscoli, compositore, giornalista, produttore ed imprenditore teatrale, nonchè futuro cognato di Vinícius de Moraes.
In realtà forse il brano nasconde ragioni più sottili che quella di una bravata tra amici.
Per la prima volta si incide un brano nel quale compare il termine Bossa Nova, un neologismo che potrebbe essere tradotto con qualcosa come “bernoccolo nuovo”, in ironico accordo con le teorie del medico tedesco Franz Joseph Gall, vissuto tra il Settecento e l’Ottocento, studioso di fisiognomica e frenologia, secondo il quale sarebbe stato possibile riconoscere le facoltà psichiche di ogni persona dall’osservazione delle protuberanze craniche, determinate da un maggior sviluppo delle zone cerebrali sottostanti.
Ma che cos’è questa Bossa Nova?
La nascita della Bossa Nova viene fatta storicamente risalire al 1958, data di uscita del disco “Canção do amor demais” della cantante Elisete Cardoso, su musiche sempre di Antonio Carlos Jobim e testi di Vinícius de Moraes, poeta, compositore, drammaturgo, cantante e diplomatico brasiliano.
Il disco, oltre ai classici samba-canção, brani romantici, cantati solitamente da voci dal timbro pieno e melodico, spesso con toni melodrammatici, conteneva la canzone “Chega de saudade“, suonata alla chitarra da un certo João Gilberto.
Chega de saudade può essere identificata come la canzone simbolo della Bossa Nova.
La Bossa Nova è un samba eseguito in maniera minimalista, sia per l’uso della voce, sia per il ruolo della chitarra, ridotta ad accompagnamento sincopato con il pollice a pizzicare sui bassi e le dita a “strappare” generalmente tre corde fondamentali dell’accordo. Altra caratteristica tipica è l’assenza di “attacchi certi”, che ne definiscono pertanto la difficoltà esecutiva.
Proprio João Gilberto venne identificato come portavoce principale di questo nuovo stile musicale.
La sua chitarra, il suo “cantar baixinho” (il suo modo di cantare quasi sottovoce) innovarono completamente il concetto di musica in Brasile.
Altra caratteristica fondamentale della Bossa Nova è quella di essere un ritmo assolutamente non ballabile, così come si era presentato il bebop subito dopo la guerra.
Entrambe queste nuove concezioni musicali nascevano anzi come “protesta” a ritmi ritenuti troppo commerciali, popolari e di impatto poco raffinato
Forse anche per questa ragione, la Bossa Nova, nata in ambiente medio-borghese (ricordiamo il riferimento alla Rolleiflex), dai gusti colti e stilisticamente più evoluti, non venne subito accolta con particolare favore.
Non è del tutto peregrina l’idea quindi che la canzone “Desafinado” sia stata anche intesa nell’ideazione originale come mezzo per sdoganare definitivamente il concetto di Bossa Nova.
E chi avrebbe potuto suggellare meglio il concetto se non proprio João Gilberto, il chitarrista del pezzo simbolo della Bossa Nova, cioè “Chega de saudade”?
Si dice che solo dopo tredici tentativi il brano fu finalmente inciso in un 78 giri alla fine del 1958, nella maniera che João Gilberto, di una precisione ai limiti del maniacale, riteneva più confacente.
Una volta giunto nei negozi e arrivato nelle radio, il pezzo diede luogo ad accese discussioni.
Nel suo libro autobiografico “Verità tropicale” Caetano Veloso, famoso cantautore brasiliano tuttora operoso ed allora solo diciassettenne, racconta di essere stato invitato da un compagno di ginnasio ad ascoltare questa canzone cantata, come diceva lui, da un tizio “stonato come una campana la cui voce andava da una parte e l’orchestra dall’altra!”, inganno indotto ad essere creduto ad un ascoltatore inesperto e dovuto proprio alle caratteristiche di cui abbiamo detto sopra: l’estrema difficoltà nell’individuare attacchi certi in un brano musicalmente molto raffinato.
Caetano stesso afferma di essere stato folgorato da quel suo primo incontro musicale con João Gilberto, che in futuro avrebbe influenzato molto il suo modo di fare musica.
Quel che è certo è che “Desafinado” ha segnato la storia della musica e non solo di quella brasiliana.
Negli anni, numerosi famosi interpreti si sono cimentati nell’esecuzione di “Desafinado” e altrettanti musicisti ne hanno tentato rivisitazioni e rielaborazioni.
Celebre fu la collaborazione tra il sassofonista Stan Getz e João Gilberto nell’omonimo album del 1963.
Il disco segnò inoltre l’esordio di una giovanissima Astrud Weinert, da pochi anni sposata proprio con João Gilberto e quindi universalmente nota come Astrud Gilberto, la cantante che interpretò in questo LP un altro dei più famosi brani della musica popolare brasiliana, “The girl from Ipanema”, incisa in questa sede per la prima volta in lingua inglese.
Ma ascoltiamo uno stralcio di “Desafinado” tratto dal disco “Getz/Gilberto”.
Nel corso degli anni, altri artisti hanno tentato di fare proprio il brano, ma decisamente con un approccio molto diverso rispetto agli intenti originali.
Da Ella Fitzgerald a George Michael sono numerosissime le cover di “Desafinado”.
In entrambe le versioni, per quanto eseguite in modo vivo e affascinante, non si può fare a meno di notare l’assenza degli aspetti musicali fondamentali che abbiamo visto contraddistinguere il genere.
La conclusione che ne deriva è solo una: chi non ha “bossa”, cioè quel famoso bernoccolo tanto caro al dottor Gall, rischia di ridurre il pezzo ad una sorta di adattamento jazzistico o pop, molto bello di per sé, ma non aderente alle sue proprie caratteristiche fondamentali.
E su quest’ultima considerazione vi saluto e vi do appuntamento alla prossima puntata di Saudade do Brasil.
Non conosco la musica brasiliana, ma mi è piaciuto il tuo racconto. Andrò ad ascoltare qualcosa in rete seguendo le tue indicazioni.
Grazie! L’intento è proprio quello di avvicinare gli amanti della musica ad un mondo sconosciuto ai più, ma assolutamente variegato e ricco di sorprese. Non te ne pentirai!
Effettivamente si scoprono delle sorprese, mi sembrava di riconoscere la canzone.
https://www.youtube.com/watch?v=8PYKOo_jgJo
https://www.youtube.com/watch?v=vwFNpxYVvWw
Peppe peppe peppe peppe peppe peppe peppeeeee
Ottimo racconto, interessante.
Bello l’articolo bello il video brava lei … audio rivedibile
ottimo direi… mi porti indietro negli anni 1975 – 1980 con il nostro amico Gio. In quegli anni ai suoi rientri dal Brasile a casa sua si ascoltava questa musica! Io iniziai a
Conoscerla in quel periodo. Grazie! Mi piace e…brava!
Devo farti i complimenti per il blog, davvero un modo affascinante di raccontare, brava. …
Non conosco la musica brasiliana ma il tipo di narrazione mi ha invogliata a guardare ed ascoltare comunque tutta la puntata.
Bravissima!
Un bellissimo lavoro dal quale traspare la vera passione per il genere trattato… ed un invitante avvicinamento per coloro che non conoscono tale argomento.
Bravissima Eleonora
Don’t understand a word but the speaker is gorgeous