Feitiço da Vila, Noel Rosa e il Samba

 


Quello che stiamo ascoltando è un meraviglioso samba, scritto da Noel Rosa, uno dei più grandi sambisti di tutti i tempi.

Feitiço da Vila

Quem nasce lá na Vila Chi nasce là a Vila
Nem sequer vacila Non ha nemmeno un dubbio
Ao abraçar o samba Nell’abbracciare il samba
Que faz dançar os galhos, Che fa danzare i rami
Do arvoredo e faz a lua, Degli alberi e fa
Nascer mais cedo. Più presto nascere la luna.
Lá, em Vila Isabel, Là, a Vila Isabel
Quem é bacharel Anche la gente che ha studiato
Não tem medo de bamba Tiene testa ai più esperti.
São Paulo dá café, São Paulo dà caffè
Minas dá leite, Minas dà latte
E a Vila Isabel dá samba. E Vila Isabel dà samba.
A vila tem um feitiço sem farofa Vila ha un incantesimo senza farofa
Sem vela e sem vintém Senza candela e senza moneta
Que nos faz bem Che ci fa bene
Tendo nome de princesa Avendo un nome di principessa
Transformou o samba Trasformò il samba
Num feitiço descente In un incantesimo decente
Que prende a gente Che prende la gente.
O sol da Vila é triste Il sole di Vila è triste
Samba não assiste Al samba non assiste
Porque a gente implora: Perchè la gente implora:
“Sol, pelo amor de Deus, “Sole, per amor di Dio,
não vem agora non venire ora
que as morenas o le ragazze”
vão logo embora se ne andranno via”
Eu sei tudo o que faço Io so bene quel che faccio
sei por onde passo E so per dove passo,
paixao nao me aniquila Non mi acceca la passione
Mas, tenho que dizer, Ma, devo proprio dire,
modéstia à parte, Modestia a parte,
meus senhores, Signori miei,
Eu sou da Vila! Sono di Vila!
Quem nasce pra sambar Chi nasce per sambare
Chora pra mamar, Piange per poppare
Em ritmo de samba A ritmo di samba
Lá não tem cadeado no portão Là non ci sono lucchetti alla porta
Por que na Vila não tem ladrão Perchè a Vila non ci sono ladri.


Noel Rosa. 11 dicembre 1910 – 4 maggio 1937

Noel de Medeiros Rosa nacque a Rio de Janeiro l’11 dicembre del 1910 e fu protagonista di una carriera tanto ricca di composizioni ineguagliabili per qualità e quantità, quanto breve.

Morì infatti a soli 26 anni, dopo una vita intensa, fatta di musica ed eccessi.

 

Figlio di un commerciante e di una professoressa, residente nel bairro Carioca di Vila Isabel, uno dei quartieri che sorgono sulle colline di  Rio de Janeiro, Noel apparteneva alla classe bianca media.

Praça Barão de Drummond, Vila Isabel, Rio de Janeiro

Riconoscibilissimo per il suo profilo smunto, caratterizzato dall’ipoplasia della mandibola dovuta al difficile parto che aveva necessitato l’utilizzo del forcipe, Noel viene sempre raffigurato con una sigaretta tra le labbra.

Già a quattordici anni beveva e fumava come un turco e trascorreva le sue notti nei locali della città.

Iscrittosi alla facoltà di medicina per volere dei genitori, si dedicò invece alla musica, diventando chitarrista esperto e compositore di samba. A lui il merito di aver registrato per la prima volta nel suo primo disco “Na pavuna”  gli strumenti a percussione usati nel carnevale.

16 maggio 1888, messa campale recitata per festeggiare l’abolizione della schiavitù. In fondo, sotto il baldacchino, la Principessa Isabella.

Ma facciamo un passo indietro.

Da dove arriva il samba?

Una data risulta particolarmente importante per il Brasile: il 13 di maggio del 1888 la Regina Isabella abolì la schiavitù. Oltre alle ben più ovvie conseguenze di questo atto, ve ne fu un’altra che può risultare forse meno immediata: venne infatti data ufficialmente la possibilità ai neri ed ai mulatti di esprimere un proprio linguaggio musicale.

Questa data, molto sentita dal Paese intero, è stata anche celebrata in un famoso pezzo di Caetano Veloso, intitolato “13 de Maio”:

Dia 13 de maio em Santo Amaro
Na Praça do Mercado
Os pretos celebravam
(Talvez hoje inda o façam)
O fim da escravidão
Da escravidão
O fim da escravidão
Tanta pindoba!
Lembro do aluá
Lembro da maniçoba
Foguetes no ar
Pra saudar Isabel
Ô Isabé
Pra saudar Isabé

 

In Italia, Fiorella Mannoia ha onorato la canzone in una sua versione tradotta, di cui ascoltiamo uno stralcio.

Dopo la dichiarazione di indipendenza dal Portogallo, la musica in Brasile risentiva molto delle influenze culturali importate e i ritmi allora più in voga avevano radici europee o africane.

Esisteva la Modinha, che si rifaceva all’opera lirica. Nacque lo Choro, caratterizzato da brani simili a polche e valzer intrisi di una vena lamentosa.

Erano diffusi il Lundu, ritmo portato dagli schiavi bantu dell’Angola, e il Maxixe, un mix tra polca, Habanera cubana e musica africana, considerato danza lasciva ed immorale.

La parola samba deriva dall’angolano “semba”, riferita all’invito di ballare in circolo fatto dall’uomo alla donna, richiesta caratterizzata dalla cosiddetta “umbigada”, cioè il reciproco sfiorarsi degli ombelichi.

La sua origine è legata alle cerimonie dei riti del candomblè, la religione sincretica afro-brasiliana che nacque in risposta alla cristianizzazione forzata delle varie etnie come tentativo di mascherare le loro credenze nei simboli del cattolicesimo.

Musicalmente il samba identificava quelle danze effettuate durante i rituali mistici, animate dai tamburi africani (batuques), accompagnate dal battito di mani con canto di strofe eseguito in circolo e per questo motivo definite “samba de roda”.

Il primo samba ufficialmente inciso si intitola “Pelo telefone”, un brano composto da Donga e Mauro Almeida e, sul cui disco appariva stampigliata per la prima volta la scritta “samba”.

Chico Buarque e Donga interpretano “Pelo Telefone” durante la commemorazione dei 50 anni del primo Samba

 

Il testo di “Pelo Telefone” parla del capo della polizia che manda a chiamare il sambista per calmare la confusione e l’agitazione del gioco d’azzardo bicho. Come detto, i sambisti erano associati nel sentire comune alla malavita di Rio: è singolare il fatto che allora la polizia, quando arrestava qualcuno per vagabondaggio o aspetto poco raccomandabile, controllasse se avesse callosità sui polpastrelli della mano sinistra; queste erano considerate sicuro indizio di reato poiché si trattava di suonatore di violão, dunque malandro o sambista.

Il samba è oggi famoso specialmente per la sua correlazione con il Carnevale di Rio.

Introdotto in Brasile da Giovanni IV re del Portogallo (conquistatore di tutta la parte del Brasile governata dagli Olandesi), il Carnevale era originariamente una festa riservata ai soli bianchi.

Fino al 1846: data in cui, secondo la leggenda, Jose Nogueira detto Zè Pereira, ciabattino, per primo scese in piazza con una grancassa e qualche amico a fare festa. Questo gesto, tutt’oggi celebrato in Brasile, aprì per la prima volta il Carnevale anche ai neri e  ai poveri della città.

Prima con i Cordoes, sfilate di strumenti a percussione con stendardi, passando attraverso i Ranchos, vere e proprie bande musicali, si videro sorgere i cosiddetti Blocos da samba e infine le ben più note Escolas de samba:  associazioni di danzatori capaci di organizzarsi in gruppi carnevaleschi, ma attualmente anche centri ricreativi e culturali per la cittadinanza intera.

Durante il Carnevale solitamente ogni scuola presenta un racconto (“samba enredo”): la sfilata prevede inizialmente la comparsa della cosiddetta commissao de frente (piccola pattuglia che preannuncia il tema scelto). A seguire, il Mestre Sala (generalemente nel ruolo di cavaliere eroico), la Porta Bandeira (la sua dama) e le varie Fantasias (le maschere) suddivise tra Alas (sambisti e pastoras) e  Destaques (personaggi di spicco vestiti in modo lussuoso).

Al giorno d’oggi sono centinaia le scuole di samba che, durante il Carnevale, sfilano organizzate in gironi nel Sambodromo.

Attraverso il Carnevale, la musica nera si diffuse dai sobborghi più disperati di Rio fino alla borghesia bianca.

Ed eccoci tornare a Noel e al suo samba.

Noel è un borghese. Ed è bianco.

E nella sua canzone sembra dirci proprio questo.

A Vila Isabel, dove abita lui, chi è bacharel, che in brasiliano significa “scapolo”, ma può anche essere inteso come “colui che ha studiato”,  non ha paura del bamba.

Bamba è una parola di origine bantu che definiva coloro che possedevano l’autorità su una determinata cosa. Deriva da mbamba (maestro, esimio), appellativo con cui premiare i migliori ritmisti in circolazione.

Noel Cita San Paolo, capitale attuale dello stato omonimo, al giorno d’oggi una delle città più popolose al mondo e, curiosamente, anche una delle più ricche di pronipoti di emigrati italiani che proprio in quegli anni andavano insediandovisi.

Un soprannome famoso della città è “Sampa”.

Fondata da missionari gesuiti nel 1554, diventò ufficialmente una città nei primi del Settecento. Nel XIX secolo era la produzione di caffè e la sua esportazione la fonte di principale sostentamento della città.

Accanto a San Paolo e al suo caffè, Noel cita il Minas Gerais, situato nel Sudest del Brasile, territorio montuoso noto all’epoca per la sua produzione di latte, canna da zucchero e altri prodotti agricoli.

Ecco quindi che Noel paragona la sua Vila ad una importante città, a sua volta esportatrice di un prodotto unico nel suo genere: il suo samba raffinato.

Come spiega nella strofa successiva, il samba di Vila Isabel non si avvale nè di farofa (contorno salato della cucina brasiliana, il cui ingrediente principale è la farina manioca o la farina di mais, generalmente passata nel grasso),  nè di candele, nè di monete (tutti feticci utilizzati nei rituali religiosi del candomblè accompagnati dai samba neri che, come abbiamo già detto, sono proprio nati in questo contesto).

Anzi. Il samba di Vila è un samba “decente” e, sottolinea Noel, non potrebbe essere altrimenti, considerando che il suo bairro porta il nome di una principessa (la regina Isabella, per l’appunto).

Nelle strofe successive del brano, l’autore si riferisce ad un altro tema a lui molto caro: la compagnia delle belle donne, cui durante la sua breve vita, non riesce a fare a meno.

Noel con la moglie Lindaura

Noel  infatti, costretto ad un matrimonio riparatore con Lindaura, una ragazza della buona società che poi perse il bambino, non smise mai di frequentare i postriboli di Rio, specialmente dopo la morte per suicidio del padre.

Particolarmente importante la storia con Ceci, una prostituta del cabaret, alla quale dedicò il brano “Dama do Cabarè”.

Nel 1935 contrasse la tubercolosi, che gli risultò fatale. Si trasferì a Belo Horizonte, capitale di Minas Gerais con la sua sposa.

Noel non perse però la sua vena ironica come si può apprezzare da uno stralcio di lettera scritta al suo medico curante: “Já apresento melhoras/Pois levanto muito cedo/E deitar às nove horas/Para mim é um brinquedo/A injeção me tortura/E muito medo me mete/Mas minha temperatura/Não passa de trinta e sete/Creio que fiz muito mal/Em desprezar o cigarro/Pois não há material/Para o exame de escarro”.

“Già presento miglioramenti, poichè mi alzo molto presto e andare a dormire alle nove  per me è una sciocchezza. L’iniezione mi tortura e mi mette molta paura, ma la mia temperatura corporea non supera i 37 gradi. Credo mi faccia molto male disprezzare le sigarette in quanto non ho più materiale a sufficienza per l’esame dell’escreato (analisi del catarro)”.

Il suo repertorio ci lascia perle di rara bellezza, caratterizzate da moderne progressioni di accordi e dissonanze inedite per l’epoca, oltre che dall’utilizzo di un vocabolario vivo, ricco di ironia e giochi di parole.

Leggendaria fu la battaglia a suon di canzoni imbastita con un compositore nero rivale, Wilson Batista. La schermaglia musicale ancora oggi divide i sambisti di Rio, schierati per l’uno o per l’altro musicista.

Ricostruzione teatrale della disputa canora tra Noel Rosa e Wilson Batista (settembre 2012).

 

A Vila Isabel è possibile ammirare una statua del cantautore che lo raffigura mentre ordina da bere in un bar. La statua è stata recentemente mutilata da un atto vandalico.

La stuatua di Noel Rosa, in Vila Isabel, nella zona nord di Rio, nei pressi del Maracanà

I tempi cambiano e forse, a questo proposito, dovrebbe rivedere gli ultimi versi della sua canzone, nei quali sostiene che, non essendoci malavita a Vila Isabel, non è necessario porre in sicurezza i propri averi.

La vena polemica dell’intero brano che, come detto, contrappone il samba “decente” del bianco a quello “indecente” del candomblè viene commentata anche da Caetano Veloso durante un suo concerto proprio dopo l’esecuzione della canzone: con molta ironia il cantautore Bahiano evidenzia la sottile presunzione dei versi di  Noel. E questi non potrebbe affatto essere in disaccordo. E’ la strofa stessa che lo tradisce: “Ma devo proprio dire, modestia a parte, signori miei, io sono di Vila!”.

Nel 2002 Caetano Veloso incise un album con il suo amico tropicalista Jorge Mautner. Tra i pezzi figura “Feitiço”, un brano che, a riascoltarlo ora, sembra contrapporsi pari pari a “Feitiço da Vila”:

 

Nosso samba
Tem feitiço,
Tem farofa
Tem vela e tem vintém
E tem também
Guitarra de rock’n’roll,
batuque de candomblé
Zabé come Zumbi
Zumbi come Zabé

Il loro samba, ci dicono, possiede sia l’incantesimo che la farofa, sia la candela che la monetina. Ma anche la chitarra rock e i battiti di mani del candomblè: il loto feitiço è indecente.

E, non contenti, associano con un gioco di parole la regina Isabella a Zumbì, mitico condottiero nero, capo di un gruppo di schiavi fuggitivi nell’entroterra brasiliano, il cui anniversario di morte, avvenuta in una battaglia dove vennero trucidati in migliaia, è oggi celebrato nel Giorno Nazionale della Coscienza Negra.

Polemiche a parte, quale insegnamento ai posteri ci lascia Noel Rosa?

L’autore lo spiega molto bene nelle conclusioni del brano: i vagiti nel bambino nato con il samba nel sangue rivelano il suo incolmabile desiderio di popparne ogni stilla, godendo di fatto, come lui stesso ha tentato, di una vita intensa a ritmo di musica.

2 pensieri su “Feitiço da Vila, Noel Rosa e il Samba

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